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Horum licet in limine ipso nomen marmori inscribas, mortem suam antecesserunt.

Queste condizioni d’un’uomo ignorante e ricco mostrò ben di sapere Temistocle, quel savissimo Ateniese, che cercando marito ad una sua figliuola povera sì come lui, e offerendosegli per isposo un’uomo ricco sì, ma che non avea due lettere in contanti; dove altri sarebbe corso a quest’amo d’oro, e avrebbe ringraziata la Fortuna coll’Ecatombe di Pitagora egli se ne ritirò con quel detto d’oro, che valse più che tutte le ricchezze di quell’gnorante: Quæro Virum qui indigeat pecunia, non pecuniam quæ indigeat Viro.

E qui, prima di chiudere questo capo, non può meno ch’io non mi lasci traportare a dar’ il buon pro a certe avventurose Famiglie, in cui non tanto le ricchezze come retaggio de’ Maggiori, quanto le Lettere quasi fideicommisso da gli Antenati si tramandano a’ Nipoti; tanto che, come fra i pulcini dell’Aquile, degener est qui lumina torsit, perché non gli soffre l’occhio alla vista del Sole, fra essi e d’origine sospetta, e di sangue straniero sembra chi seco, non trae nascendo la medesima vivezza d’ingegno e ‘l medesimo amor delle Lettere. Alberi di Famiglie veramente felici, in cui v’é sempre qualche ramo d’oro: né solo uno avulso non officit alter aureus; ma in essi v’è d’ogni tempo chi frutta, chi fiorisce, e chi germoglia; adeguando co’ gradi dell’età que’ delle Lettere, che sono imparare, possedere, e insegnare.

Bellissimo costume quello degli Spartani, che ripartiti in tre cori, secondo l’età vecchia, virile, e giovane, in certe, publiche solennità andavan cantando. I vecchi: Nos fuimos fortes. Rispondevano quegli d’età virile: Et nos modo sumus. Ripigliavano i giovani. Et nos erimus aliquando. Qual musica pari a questa? quando avviene, che in una casa l’Avolo, l figliuolo e ‘l Nipote, il primo, benemerito delle Lettere, raccontando i gradi de’ suoi onori, dica quel glorioso Fui; il secondo portandosene le insegne, e godendone gli splendori, dica