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parte prima 63

vi faccian senso le voci della Sapienza. Rari sono gli Ercoli guerrieri, che, compiute le loro fatiche, consagrino a Mercurio la mazza dell’ulivo presa da Pallade: ma que’ pochi che vi sono, tanto più riguardevoli quanto più rari, hanno quelle due parti impareggiabili, e certo divine quando si uniscono, terrorem pariter et decorem; ch’è quello, che Cassiodoro disse d’una squadra di Galee armate, che, o festeggino, non possono esser più belle; o combattano, non possono esser più terribili.

10.

Ignoranza, e Ricchezze.

Chi usa le Lettere per guadagno, e si serve di Mercurio, come gli Orafi dell’argento vivo, per separare da altrui e tirare a sè l’Oro, non intenderà, che male stia l’Ignoranza in un Ricco. Chè se la mano è piena, non accade più vuotarsi il capo, nè lambiccarsi il cervello; già si è trovata la quinta essenza della Fortuna, che dicono essere il danaro. Basta esser d’oro; poco monta se poi si sia, come il Montone di Frisso, o quel Filosofo bestia, un’Asino d’oro.

Oggi nel mondo i danari son quegli, che comprano e l’amore e l’onore: perciò dunque non v’ha lettere di rạccomandazione migliori che le lettere di cambio, nè con miglior inchiostro si scrive che con quello de Banchieri.

          Ingenium quondam fuerat pretiosius auro;
               At nunc, barbaria est grandis habere nihil1.

E poi; a che tanta Filosofia e tante Scienze in capo, se non servono fuor che a rompere il capo, perchè n’esca il cervello? Mirate gli antichi Filosofi; e vi verrà voglia d’aver più tosto le mani di Mida per far dell’oro, che la lor testa per far di queste pazzie. Chi si cava gli occhi per vederci meglio all’oscuro; e per farsi un’Aquila diventa una Talpa. Chi butta le ricchezze in

  1. Ovid.