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parte prima | 51 |
E qui eccovi sott’imagine d’un Solecismo avvertito da S. Ambrogio, un segreto mistero accennato da David. Defecerunt, diss’egli1, oculi mei in eloquium tuum, dicentes: Quando consolaberis me? Come accorderete voi, con le leggi della Grammatica, oculi dicentes nel numero plurale, coll’altro singolare consolaberis me? se i Perspettivi non v’insegnano, che accordandosi le linee centrali, che si chiamano Assi, d’ambedue gli occhi a rivolgersi ad un punto, con ciò due occhi vagliono per ’un solo, perchè non raddoppiato ma semplice veggon l’oggetto, sì come se un sol’occhio si avesse: ben’è però vero, che la vista è più forte come doppia, più distinta, e sola abile a giudicar le distanze. Se a conoscer’e veder Dio s’accordino insieme l’occhio della Fede e quello delle Scienze (che forse è quello, che il Santo Re desiderava), puossi egli dubitare che tal vista non sia e migliore e più forte? Non sono dunque nocevoli alla Santità le Scienze; anzi l’ajutano come compagne, o almeno la servono come ancelle.
Quanto poi all’esempio di Cristo, per sapere quanto meno favorisca la Santità ignorante a paragone di quella de’ Savj, basti raccordare, che dove egli nel raccorre il gran fascio delle nostre miserie allargò si generosamente le braccia, sola d’esse rifiutò l’Ignoranza, nè volle che le sue tenebre avessero luogo nella Luce del Mondo. Nella povertà bisognoso, nella debolezza cadente, nella solitudine abbandonato, ne’ disprezzi negletto, nella nudità confuso, nelle pene doglioso, nella Croce svenato; sazio, disse il Profeta, di obbrobrj, e pieno dal capo al piè di dolori: fra tanti mali, Ignoranza non volle. Sotto l’ispida pelle del selvaggio Esaù ritenne la voce di Jacob sì che, e come Sapienza del Padre non fosse, e come Maestro del Mondo non paresse ignorante. Che se più altamente non favellò di quello che fece, fu perchè ad occhi di Nottole non ci vuole un Sole, essendo anche troppo una lucerna. Ma se allora tacque, ha dipoi sempre parlato in questi sedici secoli d’oro che fin’ora ha
- ↑ In Psal. 118.