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50 | dell’uomo di lettere |
nell’intendere più perfetti? La Sposa non chiese altra cosa prima di questa, cominciando le Cantiche con la dimanda d’un bacio; che fu quanto chiedere, che il suo Sposo le fosse Maestro, e coll’amore suo le desse anche Scienza, quello nell’unione delle labbra, questa nell’impressione della favella. Petit osculum, disse l’interprete S. Bernardo1; idest Spiritum Sanctum invocat, per quem accipiat simul et scientiæ gustum, et gratiæ condimentum. Et bene scientia, quæ in osculo datur, cum amore recipitur; quia amoris indicium osculum est. Questi sì privilegiati, sono i Filii lucis; chiamati, sì come interpreta Beda2, coll’illustrissimo nome di Giorno, colà, dove disse il Profeta: Dies diei eructat Verbum. Per Diem enim accipimus limpidissimum et lucidissimum ingenium ad divina contemplanda habentes. E sì come conforme al detto di S. Ambrogio3, ipse est Dies Filius, cujus Pater Dies Divinitatis suæ eructat arcanum; così a questi lo stesso Dies Filius, prima fonte d’ogni sapere, comparte i suoi splendori, arricchendoli di sapienza. Questi, disse Origene, sono i Candelieri d’oro, alla cui luce si scuopre l’Arca, e s’illumina il Santuario. Questi i Gigli, nelle Verità che intendono candidi, e nella Carità con che amano vermigli. Questi i Grandi del Regno di Dio, se congiunsero al facere il docere. Le stelle splendide in perpetuas æternitates. Le pietre preziose, fondamenta della Gerusalemme d’oro. Chè questo onoratissimo titolo diede il grande Agostino all’eloquentissimo San Cipriano. E lo meritano; e amendue questi, e con loro l’Areopagita, Atanagi, Basilio, il Nazianzeno, Crisostomo, Girolamo, Ambrogio, Gregorio, e innumerabili altri, nell’intendere non meno che nel vivere maravigliosi.
Un’uomo di Santità senza lettere, il Teologo S. Gregorio4 lo chiamò privo d’un’occhio; perchè ancora per conoscer Dio, onde poi segue l’amarlo, le Scienze, a chi sa prenderle per iscorta, danno un gran lume.