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disse, le Lettere essere un veleno e una peste, Littera entim, occdit (così interpretava egli quel testo), meritò, che Tomaso Moro o per ischerno o per correzione gli scrivesse quest’Epigramma: ma in lui solo a quanti parlò?

Magne Pater, clamas, Occidit littera. In ore,

floc unum, Occidit littera, semper habes

Cavisti bene tu, no te ulla accidere possit

Littera. Non ulla est litiera nota tibi,

Che la Santità senza lettere noti sia e riguardevole e preziosa, non v’e chi lo nieghi. Che meglio non sia esser Santo che Letterato, chi, ne dubita? Ma che non sia meglio esser Santo e Savio che Santo, solamente, non so, chi possa con ragione contenderlo.

Essere, come Cristo disse del grari Battista, lucerna ardens et lucens, in cui la luce col fuoco e, la fiamma collo splendore s’uniscano, che appunto e il perfctum di San Bernardo, in cui concorrono amendue le parti, lucere et ardere: Avere come i Santi Animali d’Ezechiello, manus sub pennis, cioè l’operar dell’azione e il volar della mente: Portare in bocca come lo Sposo de’ Cantici, i Favi colti dal cielo e dalla terra, e aver, col Mele della Vita celeste per sé, le Cere delle Scienze illuminatrici d’altrui: Unir, come nell’Arca, la Legge e la Manna, come nel Paradiso, l’Albero della Vita con quello della Sapienza: finalmente: Amare, e Intendere, non è questo in terra un vestigio della beatitudine del cielo? non è esser trono degno di quel gran Monarca e Dio, che siede su ‘l dosso de’ Cherubini, e vola su le penne de’ Venti?

Uno de’ più rilevati, favori, che Dio faccia a’ suoi cari è il dono delle Scienze. Che so ad Abraamo, con dargli una lettera del suo nome, fece sì segnalato favore, ut quemadmodum Reges (disse Crisostomo) præfectis suis tabellas aureas tradunt, signam videlicet principatus; sie Deus justo illi, in honoris argumentum, unam litteram dederit; che dovrà dirsi di coloro, a’ quali lddio aggiuge del suo, non una lettera al nome, ma grandi Scienze alla mente, facendogli a sé tanto più siniili, quanto