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parte prima | 47 |
gli acuti pensieri, ma gli affetti accesi. Lo sa l’infelice Lucifero, che tutto splendore d’ingegno, ma niente fuoco d’amore, ambizioso d’essere il Sole del paradiso, divenne il Principe delle tenebre nell’inferno; e precipitando coll’altre stelle, che seco dal cielo divelse, fece veder quanto più sia operare che sapere, mentre gl’ignoranti uomini della terra sagliono colà, onde caddero i dotti Angioli del cielo.
Dio non chiese mai il capo a nessuno, ma bensì il cuore a tutti; nè, dettando alla gran penna del gran Cronista Mosè la creazione del mondo, si prese a cura d’insegnarne quanta sia la mole de’ cieli, quanto il numero delle stelle, quale la virtù de’ loro aspetti; e se dal Sole prendano il lume, o n’abbiano da loro stesse la fonte:
per quali vie s’aggirino i Pianeti; onde le macchie della Luna; onde gli Eclissi: se duri sieno i cieli, se caldo il Sole; come l’Iride si dipinga; come volino i Venti per aria: chỉ muova con flusso e riflusso il Mare; chi dibatta con iscotimenti la Terra. Quæ nihil ad nos, disse S. Ambrogio1, quasi nihil profutura præterit. Tanto sol disse, quanto bastava per mettere negl’intelletti il fondamento alla Fede; dettò sol tanto, quanto si conveniva sapere per adempimento della sua legge: il restante lasciò, quasi marcescentis sapientiæ vanitates2.
E la Sapienza del Padre, il suo Verbo vivo, il grande esemplare di tutte l’Idee venne egli nella scuola d’una spelonca, su la catedra d’un presepio, nel consesso d’un bue e d’un giumento, ad insegnar ne’ silenzi della ınezza notte, con la voce de’ suoi singhiozzi, le occulte verità dell’umana Filosofia? visse ne’Licei professore di Lettere, mantenitor di dispute, scrittore di Scienze? O pur di Lettera palesò egli sì poco, che non ne potea dir ineno; fatto in questo ancora (sì come disse graziosamente Agostino) jota unum, ch’è la più piccola lettera, anzi unus apex, cioè meno della minima di tutte le lettere?
Venne (è vero) a convincere d’ignoranza la Filosofia delle Academie e de’ Licei, e far comparire stolta la