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36 | dell’uomo di lettere |
senza saperlo, crudeli: perchè, rimettendogli a forza d’elleboro il senno in capo, gli tolsero l’allegrezza dal cuore; onde quegli, che non avrebbe data la sua pazzia per tutta la saviezza del mondo, risanato, si piangeva savio e s’invidiava pazzo; e a gli amici, perchè ritogliendolo da una innocente allegrezza l’avean renduto alle noje de’ suoi primi fastidj, e di finto uditore l’aveano fatto vero attore di tragedie, tutto dolente,
Me occidistis, amici,
Non servastis, ait; cui sic extorta voluptas,
Et demptus, per vim. mentis, gratissimus error.
Tanto può fare altrui contento una pazza imaginazione de’suoi pensieri, mentre, ritogliendolo a sè, in un dilettevole oggetto lo affisa. E ciò che può la pazzia in un capo vuoto di senno, nol può la Sapienza in un pieno di nobili e d’alte cognizioni? Non saprà ella proporvi alla mente spettacoli di tanto piacere, che vi faccia obliare il luogo dove siete, sì che, stando rinchiuso in una prigione, vi paja di essere ora nelle viscere della terra, ora ne gli abissi delle acque, ora su l’oceano, ora per l’aria vagabondo co’ venti, ora intorno al Sole, or fra le stelle, or ne gli ultimi cerchi del mondo, e infin’anche ne’ vani immensi fuori del mondo? Questi sono gli spettacoli, che a sè rubano le menti, e le fanno di loro vista beate. Veri sogni d’occhi vegghianti, che danno, in uno stesso, riposo e diletto. Scis enim Philosophi spectaculum (disse quell’eccellente Platonico, Massimo Tirio1, cui maxime simile dico? Insomnio nimirum manifesto, et circumquaque volitanti, cujus, integro corpore manente, animus tamen in universam terram excurrit. Ex terra effertur in cœlum, universum mare pertransit, universum pervolat aerem. Terram ambit cum Sole, cum Luna circumfertur, cæteroque astrorum jungitur choro; minimumque abest, quin una cum Jove universa gubernet et ordinet. O operationem beatam! O spectacula pulchra! O insomnia verissima!
Chi abile a tali pensieri entra in prigione, può ben dire con Tertulliano2: Auferamus carceris nomen,