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custodia, ac vinculam animi, huc atque illuc jactatur. In hoc supplicia, in hoc latrocinia, in hoc morbi exercentur. Animus quidem ipse sacer et æternus est, et cui non possit injici manus.

Dunque la prigione ad un’animo saggio non si può dir prigione, ma casa; poiché gli è libero l’uscirne quantunque volte gli piace. Totum autem hominem animus circumfert (disse Tertalliano) et quo velit tranfert.

All’animo poco importa dovunque sia il corpo, mentre egli è co’ pensieri fuori del corpo. Così Erinotimo la cui anima ne abbandonava a suo piacere il corpo, e se ne andava pellegrina in varj paesi anche di lontanissimi climi a vedere ciò che si facca nel mondo, tanto non sentiva, che non sapeva né pure s’egli patisse; sì che gli avvenne abbruciarsi il suo corpo vivo in un inogo, e la sua anima non consapevole di ciò godere in un’altro.

Piccol rimedio alle gravi molestie della sempre fastidiosa Santippe era quello di Socrate, salire alle parti più alte della casa, quando ella le basse rendeva impraticabili con le grida. Quanto meglio è, per non vedere le tenebre, per non sentire le angustie, per non annojarsi della solitudine di una prigione, salire coll’animo fino alle stelle, farsi splendido nella loro luce, e, rintracciaado i loro periodi e misurando le loro grandezze, farsi compagno delle Intelligenze che sì maestrevolmente le girano? Nihil crus sentit in nervo, cum aninus in coelo est.

Dolcissima pazzia era quella, riferita da Orazio, d’un Greco scemo, a cui per molte ore del giorno pareva di trovarsi in un pieno teatro, e di vedere comparire in iscena personaggi, e di udir recitare da bravissimi attori eccellenti tragedie. Non v’era in tutta Argo uomo più contento di costui,

Qui se credebat miros audire tragoedos, In vacuo loetus sessor plausorque theatro.

Gli amici suoi, mentre vollero essergli pictosi, gli furono,