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parte prima | 33 |
cacciato dalla Patria, e accolto da un Re forestiero con offerta di tre gran città al primo ricevimento: Perieramus, nisi periissemus.
Oh quanto è obligata la Sapienza a’ volontarj e a gli sforzati esilj! Pallade ha fatti con ciò altri acquisti, che non già quando su la nave de gli Argonauti andò alla conquista del Vello d’oro.
Prima che fosse in uso l’arte del navigare, era mezzo sconosciuto, mezzo incolto, e tutto barbaro il Mondo.
Sua quisque piger littora norat;
Patrioque senex factus in arvo,
Parvo dives, nisi quas tulerat
Natale solum, non norat opes1
Chi aveva o chi sapeva quanto è e quanto ha tutto il mondo? Ozioso era il mare, inutili i venti; il cielo, appena v’era chi lo mirasse, non v’era già chi di lui si servisse.
Nondum quisquam sidera norat,
Stellisque, quibus pingitur æther,
Non erat usus.
Ora tutto il mondo è fatto un sol regno, dove prima ogni regno pareva un mondo. Ogni paese, nè privo dell’altrui, nè avaro del suo, mentre permuta in ciò che gli manca quello di che abbonda, fa tutta la terra un sol corpo, che con una parte sua all’altra bisognosa prontamente soccorre. Oggi un sol tetto è il Cielo, e tutti gli, uomini come d’una medesima casa si conoscono; e possono ben cantarsi, con più verità che da lui non furono detti, i versi di Manilio2:
Jam nusquam Natura latet; pervidimus omnem,
Et capto potimur mundo; nostrunique parentem
Pars sua conspicimus.
Che avrebbono avuto i Ginnosofisti, i Greci, i Caldei, se contenti di quel solo che appresso loro nasceva, non fossero usciti della Patria a cercare, come Ulisse ne’ suoi fortunati errori, da altrui la Sapienza che loro mancava? Quanto è migliore un’occhio veggente che un cieco, disse