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10 | dell’uomo di lettere |
come alla nudità, come alla sete, come a’ freddi del verno, come alla fame d’ogni dì possa provedere?
Tanto si traviano i pensieri dal corso dell’intraprese speculazioni, torcendo dove le necessità importunamente li richiamano, che molte volte o perdono il filo del viaggio, o non posson condursi alla meta: a guisa di quella velocissima Atalanta, che, per troppo uscir di strada a apprendere i pomi d’oro d’Ippomene, rimane sì addietro, che, doppiamente vinta, alla fine
Præterita est virgo; duxit sua præmia victor1.
Quindi tanto sdegno mostrò con la casa di Numitore, anzi sotto questo nome, con tutte le Corti del suo tempo il Poeta Satirico; vedendo che aveano luogo e stanza le fiere, dove gli uomini, e, se lecito è dirlo, i più che uomini non la trovavano: che non mancavano carni per empiere ogni giorno il gran ventre d’un Lione sempre famelico, e non v’era pane per trar la fame ad un magro Poeta2:
Non defuit illi |
Che le Corti divengano tempj, in cui s’adorino le teste delle Scimmie, onorandosi i buffoni, mentre se ne cacciano i Letterati; che altro è questo, se non donare alle bestie tutte le stelle, dalle più lucide alle men chiare, e dividere loro la gran Corte del cielo, indi sepellire sotterra gli Elisj, e metterli presso all’inferno: sì che stiano sopra il capo di tutti, con nomi di Segni celesti, uno Scarpione, un’Idra, un Cane, un Capro, un Bue; e sotto i piè di tutti un’Achille, un’Orfeo, e tutto il coro de’ Semidei? le bestie indorate dalla luce del Sole, gli uomini anneriti dal fumo della Reggia di Plutone? Pure il capo, seggio della mente, e perciò solo degno di corona, fu posto dalla Natura nel luogo più alto di tutte le membra; perchè tutte, come schiave, lui portassero come Re: or come è da sofferirsi, che s’alzino i piedi in alto, e si