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come alla nudità, come alla sete come a’ freddi del verno, come alla fame d’ogni dì possa provedere?

Tanto si traviano i pensieri dal corso dell’intraprese speculazioni, torcendo dove le necessità importunamente li richiamano che molte volte o perdono il del viaggio, o non posson condursi alla meta: a guisa di quella velocissima Atalanta, che, per troppo uscir di strada a apprendere i pomi d’oro d’Ippomene, rimane sì addietro, che, doppiamente vinta, alla fine Præterita est virgo; duxit sua præmia victor.

Quindi tanto sdegno mostrò con la casa di Numitore, anzi sotto questo nome, con tutte le Corti del suo tempo il Poeta Satirico; vedendo che luogo e stanza le fiere, dove gli uomini, e, se lecito è dirlo, i più che uomini non la trovavano: che non mancavano carni per empiere ogni giorno il gran ventre d’un Lione sempre famelico, e non v’era pane per trar la fame ad un magro Poeta:

Non defuit illi
Unde emeret multa pascendum carne Leonem
Jam domitum. Constat leviori bellua sumptu
Nimirum, et capiunt plus intestina Poetæ.

Che le Corti divengano tempj, in cui s’adorino le teste delle Scimmie, onorandosi i buffoni, mentre se ne cacciano i Letterati che altro è questo, se non donare alle bestie tutte le stelle, dalle più lucide alle men chiare, e dividere loro la gran Corte del cielo, indi sepellire soterra gli Elisj, e metterli presso all’inferno: sì che stiano sopra il capo di tutti, con nomi di Segni celesti, uno Scarpione, un’Idra, un Cane, un Capro, un Bue; e sotto i piè di tutti un’Achille, un’Orfeo, e tutto il coro de’ Semidei? le bestie indorate dalla luce del Sole, gli uomini anneriti dal fumo della Reggia di Plutone? Pure il capo, seggio della mente, e perciò tutte, come schiave, lui portassero come Re: or come è da sofferirsi, che s’alzino i piedi in alto, e si