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CAPITOLO XXV.

Chi ha avuto ha avuto.

Erano passati trenta giorni dalla condanna di Tizio Caio Sempronio e dalla sua consegna legale in mano dei creditori. Il termine cadeva proprio in un giorno di mercato, e il degnissimo pretore Marco Rutilio Cordo sedeva maostoso in tribunale, attorniato dai littori od intento ad amministrare la giustizia. Cause di molla importanza non ce n’erano, quel giorno; nessun oratore di grido aveva a sfoderare le anni della sua invitta eloquenza. Eppure, quel giorno, si vedeva nel foro una calca più fitta del solito, perchè i creditori di Tizio Caio Sempronio, del più bello, del più elegante tra i cavalieri di Roma, dovevano condurre il loro prigioniero davanti al pretore, e annunziare ad alla voce la somma del debito, se mai si presentasse qualcuno a pagare per lui e a farlo rimettere in libertà.