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CAPITOLO XXIV.

Un colpo di mano.

Il degno argentario si reggeva male sulle gambe e balbettava alcune frasi sconnesse. L’ubriachezza era evidente. — Salve, amico; — gorgogliò Cepione. — Non ho voluto andaro a Ietto, dovo penso che mi troverò assai bene.... Il letto è una gran bella cosa e viva la faccia di chi l’ha inventalot Che cosa volevo dirti? Ah, ecco qua, sono venuto a darti la buona notte. Come ti trovi in quosta camera? — Bene; — rispose asciuttamente Caio Sempronio rimettendosi sul suo letto di pietra e guardando filosoficamente il soffitto. — Non fo per dire, ma è davvero una bolla camera; — ripigliò con aria beffarda l’argentario. — Un po’ umida, se vogliamo; ma c’ingrasserai, non dubitare, e diventerai bello come il tuo amico Cepione. Vedo che ti mancano ancora gli anelli c la catena. Abbi pa