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CAPITOLO XXII.
Sulle ventitré e tre quarti.
Il valentuomo parlò iter tro ore alla fila, con quella abbondanza punto volgare, e con quella concitazione, forse un tantino retorica, ma sempre efficace, che formavano il pregio singolare di tutte lo suo orazioni. Chiaro e preciso nella esposizione del fatto, accorto nel dissimulare i Iati deboli della sua argomentazione, fu vivacissimo nella dimostrazione, flagellando a sangue gli argentari, contro i quali, raccolte tutte le prove o gli indizi che per lui si potevano, invocò il rigore delle Dodici Tavole. La leggo parlava chiaro: «se taluno dà a prestito oltre il dodici per cento, sia* condannato nel quadruplo.
E qui, lasciando lo prove, seguiva un caldo elogio delle Dodici Tavolo, fonte d’ogni pubblico e privato diritto, e insegnamento necessario, che a ragione i cittadini romani imparavano a memoria, fin dalla più te