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CAPITOLO II.

Il triclinio.

Siamo alle calende d’Aprile. Il mese è sacro a Venere, e in questo giorno le donne romane vanno a lavarsi nei templi, o nei sacrari domestici, inghirlandate di fiori e di mirto. La ragiono ve la dice Ovidio nei Fasti. La dea madre d’Amorc, uscita appena dall’ondo, stava ritta sulla spiaggia asciugandosi i capegli al sole, allorquando s’avvide di essere adocchiata da uno stuolo di Satiri. E qui, o fosso perchè le parevano indogni di contemplarla, o perchè non si era anche avvezza a simili adorazioni, Afrodite nascose prontamente le sue bellezze con un cespo di mortella, fatto nascere li per li sulla riva. Altre cerimonie si facevano in quel giorno, e tulle avevano l’acqua per ingrediente necessario. Verbigrazia, )e fanciulle da marito andavano a lavarsi nel tempio della Fortuna virile, per cancellare ogni imperfezione dal corpo. Ma perchè tra lo imperfezioni ci do