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CAPITOLO XI

Il prodigo e l’avaro.

Cepione si volse, e vide infatti apparire nell’atrio il servitorello di Clodia, con due altri personaggi, uno dei quali, vestito d*una lunga dalmatica, vergata di bianco e di nero, doveva essere il mercante, o l’altro, dalla tunica succinta, che gli giungeva al ginocchio, e dal caricò che aveva sullo spalle, appariva lo schiavo del primo. — Ben vieni, Aderbale — disse la matrona. — Che ci porti di bello, stavolta? — Mia nobil signora, — rispose il mercante, inchinandosi profondamente, — tutto quello che c* è di più nuovo per l’estate. La mia nave è giunta ierscra ad Ostia, e, come tu vedi, non ho posto indugio a venire da te, quantunque da due giorni Annia Sulpicia, la moglie del console, c Giunia Sillana, la impazientissima tra tutte le matrone di Roma, mi avessero comandato, pena il loro corruccio, di passar prima da loro.