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Rosa ha avuto la fortuna di trovare le substructiones di questa casa tra i Bagni d’Agrippina e le Terme di Olimpiade, e di riconoscerne il possessore antico, da un sigillo di bronzo, rinvenuto nella cella vinaria. Io posso adunque, dietro la scorta del dotto archeologo, darvi un briciolo di descrizione, ricostruirvi colla fantasia l’abitazione di Tizio Caio Sempronio.

Figuratevi un edifizio diviso in due scompartimenti principali: l’atrium, o cavaedium, coi suoi annessi necessarii all’intorno, o il peristitium, colle sue pertinenze; l’uno all’altro riuniti da una stanza intermedia, il tablinum, o da due corridoi (fauces) che gli stavano ai lati. Avete inteso? Debbo immaginarmelo; che in vero mi tornerebbe difficile di darvene una descrizione più chiara.

E adesso che avete il complesso, il nocciolo della pianta, entriamo pel prothyrum, o vestibolo, androne di entrata dall’uscio di strada, nel cui pavimento a musaico è raffigurato un cane, un cinghiale, od altro animale grazioso o benigno, che dovrà farci buona accoglienza in nome del padrone di casa.

Varcato il vestibolo, si riesce nell’atrio. È uno spazio chiuso, rettangolare, i cui lati sono coperti da una tettoia, la quale ha una larga apertura nel mezzo (compluvium) a cui corrisponde nel pavimento un bacino (impluvium) destinato a ricevere l’acqua piovana dalla soprastante apertura. La tettoia è sorretta da colonne, che formano per tal guisa un chiostro aperto, da ricordare, ma con assai più d’allegrezza per gli occhi, un chiostro di monastero.