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hoa-tsien-ki 243

teva morire il giorno dopo, senza troppo grave nocumento alle turbe.

Allora si mossero i letterati, cioè a dire tutti coloro che vivevano pennelleggiando i caratteri. Costoro, mal consigliati, si avvisarono di congiurare per il rovesciamento della dinastia degli Han. Egli fu allora che Khi-hoang-ti, pronto come la folgore, aggravò la sua mano imperiale sulla classe ribelle. E tanto per cominciare, ne fece seppellir vivi quattrocento sessanta, sotto i mucchi di cartoncini che essi avevano pennelleggiati.


V.


Si dubitò per un tratto nel celeste impero che la razza dei letterati fosse sul punto di spegnersi. Ma non ne fu nulla: i letterati hanno l’anima dura, molto più dei bottoni. Del resto, sono essi la gloria degli imperi; l’Eminenza del cielo, Tien-tan, si accorda con l’Eminenza della terra, Ti-tan, per non lasciarne sparire la semenza.

Altri ha voluto (e se n’ha traccia nel «Pe-kuei-zi», ossia Tavoletta di diaspro giallo), che la giustizia sommaria di Khi-hoang-ti mirasse a colpire un ignoto, il quale aveva osato di scrivere in un biglietto di visita una dichiarazione d’amore, in versi, alla consorte del