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coi nomi dei mandarini d’ogni grado e dei cittadini d’ogni classe, pennelleggiati di nero e di rosso, con bei svolazzi d’oro all’intorno.

Khia-fu-ssè gradì molto l’omaggio, s’interessò alla lettura dei nomi, ammirò la bellezza dei caratteri e degli ornati, e incominciò a riacquistare il suo bel colore di zafferano. Tutti i giorni, sulle coltri di seta del letto imperiale erano monti di cartoncini. Che farne, dopo averli osservati? Khia-fu-ssè era donna di altissimo ingegno, e non istette molto ad immaginare che con l’aiuto d’un po’ di gomma e di qualche limbello di carta velina si sarebrebbe potuto foggiare con quei quadratini dei piccoli scrigni, scatole, ed altri gingilli di salotto.


III.


Ma i cartoncini crescevano; mensole, scaffali e cantoniere, tutto era ingombro di quei ninnoli graziosi. Khia-fu-ssè fu costretto a pensare dell’altro. La eccelsa donna inventò allora i paraventi di biglietti di visita: una vera trovata, che fece andare in visibilio tutta la corte e crescere nel cuore di Khi-hoong-ti la venerazione e l’affetto per la sua divina compagna.