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hoa-tsien-ki 235

Perchè allontanarsi dai porti e dalle spiagge del felice Ciung-ko? Che necessità di vedere altri lidi? Tutto il mondo è paese. Ma nessun paese vale il Tin-scian (traducete Celeste Impero) dove gli alberi danno fiori senza foglie, dove le donne hanno gli occhi tagliati a mandorla, e dove la bevanda del tè basta a conciliare un buon sonno, senza mestieri di libri, di giornali, di discorsi parlamentari e di tornate accademiche.

Così la stampa; eccellente per imprimere sulle stoffe dei graziosi disegni bizzarramente intrecciati, che piacciono all’occhio con la loro novità e lo riposano con la regolarità delle loro ripetizioni: ma fermi lì, e niente riproduzione del pensiero. Che bisogno c’è di fissare l’idea in una forma, che può di volto in volto migliorarsi? A che pro’ rendere comuni le sentenze dei dotti? Quanto più saranno esse comuni, tanto minore sarà il numero dei ver sapienti, perchè il fiotto della mediocrità affogherà tutti i più nobili ingegni.

I Cinesi, chi non lo sa? hanno scoperto anche i biglietti di visita. Ma sia soggiunto, ad onor loro, che sono stati anche i primi ad abolirli.

La cosa merita d’essere raccontata; e si può farlo facilmente ora, che il dottissimo professore Tiglat-Pileser, della università di Tubinga, ha dato all’Europa la sua bella traduzione dall’«Hoa-tsien-ki», pubblicata lo scorso anno a Lipsia, coi tipi della Sterndeuter. L’«Hoa-