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6 sorrisi di gioventù


mente arrivò, aveva balbettata una scusa. Ma di questi casi ne seguirono parecchi; e le scuse, sempre tutte d’un colore, contentavano poco la nonna. S’aggiunse il latte cattivo; ma di questo non si sospettò a tutta prima, attribuendosi il mio deperimento a tante piccole cause passeggiere, ora al caldo, ora ai bachi, ora allo sforzo del primo dente. Per altro, il primo dente non accennava a spuntare; non potevo avere i bachi ogni settimana; il mio sfiorire così a vista d’occhio non poteva essere effetto del caldo. La nonna ebbe presto un sospetto del vero, e corse tosto agli estremi rimedii; capitò una mattina con la vettura, fino all’ingresso della Vedrera; mi fece prendere in collo dalla balia, e mi portò di volo a Savona, nella, nostra villetta del Bricco, sulla rocca di Lègino, consegnandomi al seno meglio provveduto di una. nostra massaia; donna matura, che aveva avuta una tarda ripresa di maternità, e che, svezzato di quei giorni il suo ultimo rampollo, aveva ancor latte per un succedaneo.

Passavo da una ventenne a una quadragenaria; tanto per cambiare, ma anche per cavar profitto di una differenza ohe non pensavo a studiare. Lauretta Sambarino, che tale era il nome della mia nuova balia, lavorò di buzzo buono a ristorarmi; e prima di tutto mi fece rialzare la testa, una gran testa, Dio santo! che già cominciava a spenzolare come un fico brogiotto quando è maturo, e il pic-