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IL PROLOGO


A sipario calato, si avanza sul proscenio il Còrago. Egli porta una lunga sottana, di colore amaranto, che giunge fino a' piedi, con un paio di lunghissime e larghe maniche, le quali coprono l'intero braccio, fino ai polsi. Ha in mano una verga nera.

Signori, io sono il Còrago.... non vi spaventi il vocabolo!... sono colui che nei teatri romani forniva le decorazioni, i vestiti, le macchine e tutti gli apparati scenici, raccogliendo in sè i moderni uffici di vestiarista, attrezzista e trovarobe. Non son nuovo alle chiacchiere in pubblico; i comici antichi mi usarono spesso la cortesia di farmi venire sul proscenio, per chiarire l’intreccio e dire tutte quelle cose che all’autore mettesse conto di far sapere alla gente. E questa cicalata era il Prologo.

Il Prologo dopo il second’atto! E perchè no? Plauto l’ha messo qualche volta dopo il terzo, facendogli anche tener le veci di quarto, per riempire una tela, che gli riuscìa troppo smilza. Al quale proposito, l’autore m’incarica di dirvi che, s’egli non è andato oltre i tre atti, così fece per guadagnarsi la vostra benevolenza. Si ascoltano più volentieri i sup-