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atto secondo 49


vero. Vi lasciate amare, e voi.... voi non sentite un bel nulla. Infatti, se ella mi amasse, sarebbe già qui!

(passeggia stropicciando il codice tra le mani)

Figurarsi, se non lo sa! Son qui tutti i giorni!.... Ed io, sciocco, che mi disponevo quest’oggi a chiederla in moglie.... che stavo mulinando le parole da dire a Marco Porcio!... Stupido animale! Vedi come corrispondono alle tue premure le donne! Per la prima che amo, son bene conciato davvero.

(battendo stizzito il volume sulla tavola)

SCENA II.

Maccio Plauto e Detto.

(Maccio Plauto, bel vecchio di cinquantott’anni, indossa una tunica e una toga di color amaranto carico. Un bastonello tra mani. Calzari di cuoio. Pètaso di feltro, pendente giù dalle spalle).

Plauto

Orbene, e che ti ha fatto il mio povero Trinummo, da maltrattarlo in tal guisa?

Valerio

(da sè)

Eccone un altro! Addio colloquio!

Plauto

Tribuno della plebe, tu usurpi l’autorità degli Edili. Soltanto ad essi spetta di ammettere, o di scartare la roba nostra.

Valerio

Perdonami; ero sovra pensieri, per certe cose mie.... che non francano la spesa d’essere raccontate. Ma, tu lo sai, Tito Maccio; io ti stimo grandemente.