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vata della chiesa, o lungo le due siepi di curiosi sulla piazza; andavano a lei, volendo essere occhiate assassine. Ma niente facevano, poichè ella non vedeva niente intorno a sè, tutta intenta com’era in chiesa al suo libriccino di preghiere, in istrada ai suoi passi con le lunghe ciglia calate sugli occhi, non rispondendo che monosillabi, sommessamente, ai rumorosi discorsi del babbo.
«Sì, da bravi, ammiratela» pareva dire il signor Demetrio alla gente; «questa è la perla, il diamante legato in oro della casa Bertòla.» Ma la fanciulla non secondava con gli atti quelle sparate del babbo. «Per carità, non badate» pareva dir lei a sua volta; «che cosa sono io per voi altri? una povera figliuola, molto modesta, che non vede l’ora d’essere a casa.»
E non guardava, e non pareva veder nessuno, mentre passava così,
sentendosi laudare,
Benignamente d’umiltà vestuta
come Dante Alighieri, nella sua età giovanile, stando a crocchio cogli amici suoi Guido Cavalcanti e Lapo Gianni, ebbe a vedere la bellissima Portinari, uscente dal tempio di Santa Reparata. Ma non abbondavano i poeti a Mercurano, nè i sottili intenditori; e quell’altra Beatrice doveva pareva a certuni superba, a certi altri timida, e chi sa? fors’anche ai più maligni un po’ vana, un po’ sciocca.
Ma tutti seguitavano a far siepe, ala d’onore sul passaggio di lei. E non mancavano gli audaci, per andare più in là. Cacciatori ostinati, vedendo fuggire a quel modo la selvaggina e burlarsi delle loro armi di precisione, andavano ad appostarla presso il suo covo. Si era presto scoperto che delle sette stanze in cui si scompartiva il Bottegone due erano più frequentemente onorate della presenza di lei, la stanza delle pannine e quell’altra della cartoleria. Nelle pannine non si offriva agli uomini così facilmente un buon pretesto di entrare: nella cartoleria le occasioni abbondavano. E là, indovinata l’ora, con