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a tutto risica di non avere mai niente. Fortuna per te, che io non ho un trono da offrirti, ma solo la mano di una ragazza, che non è poi, sia detto senza falsa modestia.... che non è poi neanche il diavolo.
— La vostra figliuola è un angelo del paradiso, — replicò Virginio sospirando; — ed ecco perchè mi vedete così titubante. Infine, signor Pemetrio, se voi mi stimate tanto, per bontà vostra, e in un momento di affettuosa condiscendenza mi offrite una felicità che io non avevo mai osato, non che sperare, sognare, non è giusto che io approfitti con tanta prontezza della grazia vostra, e che vi prenda subito in parola. Vi son grato, riconoscente, devoto fino alla morte. Ma voi ci penserete, mio buon principale; non vi terrete impegnato con me, che sono il vostro servo, un arnese oramai della vostra casa. E c’è tempo a pensare, mi sembra: la signorina Fulvia ha appena diciassett’anni.
— E tu già ventisei, bietolone.
— Sì, capisco, per me sarebbe già tempo di pensarci, se io potessi mai pensare a queste cose, essendo in casa vostra e non avendo nessuna idea di lasciarla. Ma lei! una bambina, quasi. Ha ella ancora l’età di pensare al matrimonio? E quando ci penserà potrò mai sperare di esser io il preferito o solamente il ben venuto? Ecco una difficoltà, signor Demetrio, una grossa difficoltà che dovremo sormontare.
— Vorrei vedere anche questa. Sarebbe nuova... di zecca, che la mia figliuola avesse una volontà diversa dalla mia.
— In questo caso perchè no? Al cuore non si comanda. Ed io non mi perdonerei mai d’esser stato cagione, anche innocente, d’un dissidio tra la volontà d’un padre e quella di sua figlia. Pensiamoci, signor Demetrio, prima di fare un passo come questo. Abbiamo tempo, vi ho detto.
— E sia, pensiamoci; — rispose il signor Demetrio; — il che vorrà poi dire che dovrò pensarci io, grande stintignoso che sei. Ma tu, che non dovrai pensare a nulla, farai bene a cacciarti