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lo facesse, lo crederebbero loro, avvezzi com’erano, e grazie a Dio come sono, ad aver fede nella probità di casa Bertòla?

— Vedi, figliuola mia? — ripigliò con aria di trionfo il signor Demetrio. — Non d’è più niente da rispondere, a questi argomenti. La pizzicheria è stata validamente difesa. E mi fa piacere, perchè quella è la mia vecchia bandiera. Bandiera vecchia fa buon brodo, come diceva Arlecchino; ed io non mi vergogno dei miei umili principii.

— Mi giudichi male, babbo; — rispose Fulvia, arrossendo. — Non dicevo per la vergogna. So bene che il lavoro è il lavoro, ed onorevole in ogni caso. Dicevo piuttosto per la mescolanza dei generi.

— Cara, ci son tutti, e questo giustifica la loro varietà. Del resto, le botteghe sono unite, per i loro passaggi interni; ma sono ben distinti e separati i servizi. Non c’è che Virginio che vada un po’ dapertutto, ad invigilare, come facevo io una volta. Il garzone della pizzicheria, a buon conto, non passa mai la soglia della drogheria; al più farà capolino nell’appalto; generi affini, come tu vedi, poichè si tratta ancora di sale. Il lardo ha cattivo odore, tu dici? Aggiungi che l’hanno un po’ forte le acciughe e i formaggi. Ma i tabacchi, che vengon dopo, ti combattono un odore coll’altro; la drogheria, che vien terza, li corregge tutti; e l’odor del pepe non disdice alle pannine, come ti potranno insegnare tutte le buone massaie. Quanto agli ori, ai similori e all’altre carabattole, ai libri, alla carte e a tutto il rimanente, ti pare che possano aver noia sul corso Garibaldi, dalle cataste di formaggio e dalle mezzine di lardo, che stanno relegate dall’altra parte, nell’ultima bottega sulla piazza Vittorio Emanuele? —

Quello era stato veramente un grande trionfo d’eloquenza per il signor Demetrio Bertòla. La pizzicheria si sentì salda più che mai sulle antiche sue fondamenta, e la signorina Fulvia non ritornò più a darle l’assalto. La reduce aristocratica dì Lodi capì di non esser più a Lodi.