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— Da capo sul cavallo d’Orlando. Mia figlia è famosa per queste volate. —
Così finiva il consiglio domestico, e per allora l'idea della separazione legale. Passò un mese e ne passarono due; Virginio ricevendo lettere e scrivendone, gli altri non chiedendo mai nulla a Virginio. Strano ragazzo! E non aveva mandato dell'altro denaro a Parigi? Ma sì, che mal c’era? Poteva farlo; era ricco; il signor Demetrio non aveva accettato il suo sacrifizio di sessantamila lire; egli poteva darne dieci e venti ad un mal arnese che non si vergognava di chiederne. Le aveva chieste bene, da principio, con qualche frase drammatica, abusando del patetico e giungendo a parer nobile nel riconoscimento de’ suoi torti. Ma non poteva star sempre a quell’altezza; cascò, un giorno, e chiese male, con poco misurate allusioni. Sicuramente la sventura gli aveva offuscato il cervello. Virginio mandò ancora, ma rispondendo con alterezza, e avvertendo che era l’ultima volta. Se anche non avesse scritto così, non ci sarebbe stata più occasione di mandare. Quell’uomo seguiva il suo fato; e il fato lo traeva di lancio all’abisso.
Maddalena, formosissima bionda, brillava a Parigi, più che non avrebbe fatto in una delle nostre città, dove era frequente il suo tipo di bellezza; impasto felice di latte e di rose, gran volume di capelli biondi o fulvi dai riflessi dorati, statura giusta, persona snella senza magrezza, flessuosa senza cascaggine, busto d’Ebe che promette di mutarsi col tempo in Giunone. Quella vistosa bellezza italiana aveva fatto senso ai teatri, dove tutte le grazie si osservano comodamente e si sminuzzano, per così dire, in tutti i loro elementi; ne aveva fatto anche più ai Campi Elisi, al bosco di Boulogne, alle corse di Longchamp, dove le grazie sullodate si studiano alla gran prova del sole, si misurano, si pesano, e all’occorrenza si quotano.
Parigi è per certi rispetti nè più nè meno di una città di provincia: la bellezza attira gli sguardi; desta le curiosità, aguzza gl’ingegni e