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che ha detto la signora Sferralancia, molto male informata su questo, e su tante altre cose ancora. L’uomo segue il suo destino, e mi duole; giuro a Dio che me ne duole nel profondo dell'anima.... Non mi fate dire di più, ho detto fin troppo.

— Maddalena è a Parigi con lui; — disse Fulvia. — Ci voleva poco a capirlo. Ed io su questo punto non ho creduto alle invenzioni della Sferralancia. Aggiungerò; non ho creduto neanche al desiderio di pacificazione del conte Spilamberti. Figurarsi! — soggiunse ella con un risolino sardonico. — Non sarebbe questo il momento per lui, invaghito com’è di quella stupenda creatura.

— Una svergognata! — brontolò il signor Demetrio.

— Degna di lui, se mai; — rispose pacatamente la contessa. — A me non fa sdegno, e non posso esser severa con lei, che fa la sua strada. Non voglio già dire che segua la sua stella; — soggiunse la calma ragionatrice, ridendo quella volta di gusto, — le stelle guidano al porto, e Dio sa dove andrà a batter lei, poveretta! Ma è bellissima, e farà girar la testa a più d’uno. Vedi, babbo? Non ho ira nel cuore, non ho che vergogna per la mia cecità d’un giorno. Riacquistata la vista, respiro, sono tranquilla, e sarei tanto felice di vivere senz’altri pensieri. Che cosa dicevo io? Ah, dicevo che la Sferralancia è venuta per altro; per conoscere il nostro pensiero, esplorare i nostri disegni, intendere che cosa saremmo per fare. Ma noi non facciamo niente, a quanto sembra, perchè il signor Lorini non vuole che si faccia niente. Sia pure, signor Lorini; abbia il mese di dilazione che domanda; ne abbia due, tre, se le occorrono. Lei è un amico; è uomo di cuore, finalmente, e sarebbe sconvenienza negarle fede, fors’anche crudeltà non conformarci ai suoi desiderii, dopo tutto ciò che ha sofferto e soffre per noi.

— Grazie! — morimorò Virginio inchinandosi.

— Ah, bene! — esclamò il signor Demetrio.