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— Spiacevoli fino ad un certo punto; — disse il signor Demetrio; — e poi, quando è pieno il sacco, pùnfete! accade quello che è accaduto tra lei e lui, in questa medesima stanza. E niente può farle più senso. La vedrai; è tranquilla e contenta.

— Vorrà parere, si capisce; la contessa è piena di dignità.

— Sì, lisciala un poco. Potresti dire di orgoglio.

— Ebbene, che cosa vuol dire? Se l'orgoglio è un difetto, meglio quello che un altro.

— Non dico di no, e viva dunque l'orgoglio della mia cara figliuola. Ed ora....

— Ed ora a lavorare; — riprese Virginio. — Mi hanno detto laggiù alla stazione che c’è un piccolo vuoto di cassa.

— Piccolo vuoto! chiamalo uno strappo largo tanto. Per cominciare, novecento lire di rendita che dovevano esserci, sono sparite; di biglietti da cento neppur l'ombra; e Dio sa poi quant’altro di minutaglia ci manca. Vedrai tu; per me, non vengo a capo di nulla.

— Vedremo, vedremo; — disse Virginio. — Lasciatemi fare; se i libri ci sono, li faremo parlare. —

Quello stesso giorno, come se nessuna interruzione fosse stata nelle sue consuetudini, Virginio Lorini si rimetteva a lavoro, facendo i suoi conti con calma, che è il miglior modo, anzi l'unico per farli bene. Intanto il signor Demetrio pensava all’altra novità della fuga di Maddalena con quell’arnesaccio del conte. Ah, in verità, questa era nuova di zecca, e fatta proprio per compir l’opera. Da parecchi giorni Maddalena non si vedeva in paese; ma il signor Demetrio aveva pensato che stesse nascosta per vergogna, rinchiusa, tappata in casa. Altro che tappata in casa! Altro che vergogna! Quella sfacciata era andata sulle tracce del ganzo, che certamente l’aveva avvertita del suo disegno di fuga e le aveva data la posta a Milano, mentre tutti dovevano crederlo a Bologna e cercarlo laggiù, caso mai si fossero avveduti al Bottegone delle sue marachelle. E