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Poi col gesto le additò rispettosamente l'uscio dond’ella era venuta, e l’accompagnò silenzioso fino al piè della scala.

Mezz’ora dopo ritornò il conte Attilio; e anch’egli, ma senza fermarsi, passò davanti all’uscio del salottino, avviato alla scala. Virginio gli mosse, incontro, lo raggiunse al primo scalino e con accento grave gli disse:

— Signor conte, poc’anzi sono stato troppo vivo.... Avevo inteso male e male interpretato un suo giudizio.

— Oh, alla buona di Dio! — gridò il conte. — Siamo intesi; non se ne parli più. —

Faceva grazia, il signor conte. E non se ne parlò più, e non ebbe a saperne niente il signor Demetrio, che in tutto quel tempo era stato fuori, giuocando a tarocchi, colla solita partita d’amici.

Ma quello che non seppe lui, seppero tutti, al Bottegone. Si era sentito l’alterco; si era veduto andar via il conte, e poi s’era veduto ritornare. Origliando agli usci che davano nel pozzo delle scale, si udì ancora Virginio far le sue scuse, e il conte Spilamberti accettarle.

— L’ha messo a posto; — disse quella sera Maddalena, tutta ringalluzzita, ai suoi compagni di lavoro, poi che fu chiuso il Bottegone.

— Il signor Zufoletto, che si credeva di doverla far sempre da padrone lì dentro, ha trovato il fatto suo, finalmente. E non è nulla ancora! Presto vedremo che dovrà rendere i conti.

— Che cosa dite, Maddalena? — esclamava Pietro, il commesso delle pannine. — È ricco e non si può credere....

— So io quel che dico; — interrompeva Maddalena. — Chi è ricco per dieci, vorrebbe esser ricco per venti e per trenta; ed è più facile che i denari rimangano appiccicati alle dita di chi li maneggia, che non alle vostre o alle mie, ne convenite? Aggiungete che non è sempre stato ricco, il signor Zufoletto; la sua ricchezza si può dire di ieri. E poi, avete mai saputo che cos’abbia veramente ereditato dallo zio arciprete? Tutto questo segretume non mi va, vi dico io, non mi va. —