Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 215 — |
francese? «Dans sa douleur elle se trouvait malheureuse d’être immortelle». —
L’accenno al primo maestro era buono, e Virginio ringraziò con un sorriso la sua antica scolara.
Egli rimase ancora due giorni; poi si apparecchiò alla partenza. Il conte, da Roma, annunciava di aver dato sesto a tutte le cose sue: si era in venerdì; sarebbe arrivato il lunedì sera.
— Vai dunque davvero a Bercignasco? — chiese il signor Demetrio al suo segretario.
— Non so; scendo a Parma, per ora. Poi, chi sa? mi spingerò fino a Milano; anzi ci andrò ad ogni modo, per non dimenticar gli affari, e vedrò tutti i vostri corrispondenti.
— Bene, e scegli qualche buon genere, che possa servire. Mi raccomando pei caffè, che non mandino Bahia per Portorico; altrimenti manderemo ad effetto le nostre minacce e ci serviremo da Venezia senz’altro. Quanto al pepe.... —
Noi non istaremo a sentire le raccomandazioni del signor Demetrio sul pepe, e nemmeno quell’altre, che seguirono, sulla cioccolata alla vaniglia, sulle penne Mitchell e sulle stoffe di mezza stagione. Il vecchio Bertòla coglieva il destro per passare in rassegna tutti i generi del Bottegone, forse volendo mostrare di non essere poi diventato straniero del tutto al suo esteso commercio.
Virginio partì, risoluto ma triste, con un gran mancamento di cuore. Si può aver fatto il proposito, e volerlo mandare ad effetto; ma si parte mal volentieri dai luoghi in cui rimane legato il nostro pensiero. Ed egli era anche noiato di un’altra cosa più lontana, pensando che il signor conte poteva andar contro a tutte le previsioni più ragionevoli, e voler rimanere a Mercurano; nel qual caso sarebbe stato impossibile che ci rimanesse lui, testimone forzato, a divorar la sua rabbia. Sarebbe poi stata una dolorosa ironia della sorte, che da quella casa in cui era vissuto tanti anni, ch’egli poteva considerare come sua propria, ne fosse cacciato lui, per far posto a