Pagina:Barrili - La figlia del re, Treves, 1912.djvu/210


— 202 —


ca. Non erano cinquantamila, quelle che bisognavano.... a lui?

— A lui, non so; — ribattè Virginio. — So che bisognavano a lei, poichè lei le chiedeva.

— Ed erano sempre cinquanta; — rincalzò il signor Demetrio, ingrossando la voce; — cinquanta e non sessanta, scellerato! Così governi il denaro?

— Sì, cinquanta, sessanta, settanta, cento, tutto quello che occorre; — disse Virginio, seccato da parte sua di vedersi fare i conti addosso a quel modo. — Non mi fate dire, signor Demetrio. Ne chiedeva cinquanta, ne ho mandate sessanta; sarà un errore, ma è mio, fatto sul mio, dalla prima lira fino all’ultima. Del mio e sul mio ho il diritto di fare quel che mi pare, e di non veder andare in collera nessuno. —

Il signor Demetrio rimase lì per lì sconcertato da quell’impeto di parole. Aveva trovato il suo uomo, e quando meno se lo aspettava. Era anche giusto che lo trovasse. Infine, si avrà egli sempre a sopraffare la gente, sia pure con le migliori intenzioni del mondo? E non è conveniente che si riceva qualche lezione salutare, a punti di luna? Quella, nondimeno, era stata un po’ forte; e il signor Demetrio, pur riconoscendo di averla meritata, non la poteva altrimenti inghiottire.

— Per la prima volta, — osservò egli, dopo un istante di pausa, — tu sei duro con me. —

Ma neanche Virginio poteva star saldo nell’ira; già era pentito d'aver dato nei lumi.

— Scusate; — mormorò egli, confuso. — Non so quel che mi dica; non so quel che mi faccia.

— Ah, tu soffri; vedi? tu soffri; — gridò il signor Demetrio, felice di riavere il sopravvento. — E non canti vittoria, come pretendevi già, nel tuo sciocco orgoglio; non canti vittoria!

— No, ma l’otterrò ad ogni modo, giuro a Dio, l’otterrò; — rispose Virginio. — A che mi servirebbe, dopo tutto, il non vincere? Sì, l’ho amata come un pazzo. Ed ella non ha voluto, lo ha detto a voi; non lo negate ora, dopo di avermelo