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rato per eccesso di buon cuore.... Un’opera buffa, ti sia detto fra parentesi, che si cantava ai miei tempi; peccato che non sia più alla moda! Povero gocciolone, ti ripeto e torno a dire. E tu ti pigli di queste gatte a pelare; vai di qua, vai di là, per vedere dove ci fosse da rimediare, da salvare, da rappezzare?.... ma sì, tu sei un portento d’uomo. Ti rubano la donna, e tu niente; si vuol darle cento, da gittare nel pozzo di San Patrizio, e tu duecento; vanno in malora, e tu mi diventi di pasta frolla, ci rimetti perfino di borsa in viaggi, per chiarire le cose, per venirmi a dare un consiglio da amico.... Non ti resta più che di darle tu, le cinquantamila lire, del tuo. Ne sei capace; tu sei capace di tutto; perfino d’imitare san Lorenzo, il quale, sentendosi arrostito da una parte, disse con molta grazia ai suoi rosticcieri: «Vi prego, signori belli, rivoltatemi dall’altra; che da questa, se Dio vuole, sono all’ordine.» Ah, ah! lasciami ridere; non ne posso più, parola d’onore, non ne posso più. —

Era diventato rosso, cremisi, pavonazzo, dal ridere. E seguitò a ridere tanto, che fu necessario metterlo a letto e mandar presto pel medico, che fece subito una cavata di sangue.

XIII.

Povera bambina bella, che Virginio aveva tanto amato, ch’egli amava ancora, che avrebbe amata sempre, chiudendo l’amor suo, triste e dolce segreto, nel profondo dell’anima, come nella piccola boccetta cristallina, custodita e sigillata in un bossolo di metallo o di legno prezioso, si chiude l’essenza di rose! Ma il profumo è penetrante; l’arcano aroma ritrova la sua via, e tradisce la presenza del geloso stillato, imbevendo di sè l’involucro, diffondendo il suo sottile effluvio nell’aria. Così la figura di Virginio tradiva il segreto dell’anima; lo tradiva la quiete