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perchè serva davvero al bisogno, dovrebbe esser sempre del giorno stesso in cui il contratto si stringe. So di gente a modo, che ha un notaio o un procuratore sul posto, e prima di metter penna in carta si fa battere il telegrafo, per esser certa che laggiù, dal conservatore delle ipoteche, non c’è stato nessuno. Si san già veduti tanti casi! e se ne vedranno ancor tanti!

— Mi fate fremere! — disse Virginio. — E si può dare tanta birboneria a questo mondo?

— Il mondo è vario e ci si trova di tutto un po’.

— Ma il conte Spilamberti....

— Il conte Spilamberti, per vostra norma, affogava, e fece come tutti quelli che affogano, battè di qua e di là, colle mani e coi piedi. Aveva più debiti che la lepre; li radunò, contraendo un mutuo colla Banca agraria di Modena. Si capisce che la Banca prese ipoteca sui beni del conte. È garantita, con ciò, garantita del tutto? C’è chi dice di sì, c’è chi dice di no. Se si mandassero all’asta i beni del conte Spilamberti, si potrebbero ricavarne le cento cinquantamila lire a cui ascende il mutuo colla Banca? Io ne dubito.

— Come? Anche questo? Non avete voi detto che la terra può valere essa sola....

— Centomila lire, sicuro, e troverei io chi la comprerebbe a quel prezzo. Ma intondiamoci bene, detraendone i frutti di sei anni. Infatti, il signor conte riveritissimo nostro, prima di prender moglie, anche prima di contrarre l'imprestito colla Banca, aveva preso dal suo fittaiuolo una anticipazione di sei annate d’affitto. Quanto alla bicocca, non ne parliamo; bisognerebbe trovare il matto, e i matti scarseggiano al giorno d’oggi tra noi; c’è Reggio che ne raccoglie quanti più le vien fatto. Il palazizo di Modena ha il suo valore; frutta seicento lire, vi ho detto. Capitalizzate questa somma al tre, netto di spese; farete molto a raggiungere il valore di ventimila lire. —

Virginio non sapeva più che rispondere. Quelle notizie del notaio di Modena lo avevano proprio atterrato. Per dargli il buon peso, l’amico lo con-

BARRILI. La figlia del re. 12