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Sempre affaccendato con quella cara figliuola, il signor Demetrio non aveva ancora trovato il tempo di fare una visita, una visita di convenienza, al deputato del suo collegio. Andare a Roma senza vedere il papa è permesso, specie ora che il papa si è costituito prigioniero nei suoi palazzi e non ci lascia entrar carcerieri, nè amici di carcerieri; ma non è lecito andarsene da Roma senza aver visto il proprio deputato, specie quando si è avuto mano a stabilirlo in uffizio. Quante volte, capitando a Mercurano per voti o per pranzi, il legislatore non gli aveva detto: «Signor Bertòla, se mai ha occasione di venire a Roma, si rammenti che ci ha un servitore devoto; me l'avrei per male, badi, se non venisse a cercarmi!»

— E andiamo a cercarlo, povero diavolo! — aveva detto il signor Demetrio, ricordandosi del suo legislatore due giorni innanzi di ritornarsene al suo Bottegone. — Altrimenti se l’ha per male, e alla prima occasione, paffeta, mi ricusa i voti di Mercurano. Questi onorevoli son capaci di tutto. —

Così, volendo andare ad ogni costo ed al momento buono per ritrovare il suo uomo, aveva preso licenza dai suoi figliuoli all’ora di colazione. — Verrò stasera a pranzo, come dite voialtri, o a cena, come dico io; — aveva soggiunto. — Quantunque, ora che ci penso, potrebbe anche darsi che il nostro onorevole Spicchi volesse trattenermi, offrirmi da pranzo lui. Rifiuterò, s’intende: ma se poi il mio rifiuto dovesse farlo andare in collera, finirei con accettare; e in questo caso non ritornerei a casa tanto presto. Restiamo dunque intesi: se non sono qua per le sette, pranzate pure senza di me; io ritornerò dopo le nove. —

Andò a Montecitorio verso le tre, che già i deputati erano in seduta. Il guardaportone lo rimandò indietro, senza misericordia, quantunque egli proferisse il nome del personaggio che cercava. Ma quella era la consegna; di là non passavano che deputati in carica, deputati scaduti,