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nemmeno di averne; ed era riverito già come un principe. Lo ammiravano anche di più, perchè non era punto orgoglioso. Ricco a quel modo, avrebbe potuto guardar tutti dall’alto in basso. Le sue ricchezze eran anche ingrandite dal fatto che non se ne conosceva precisamente la somma: ingrandite ancora da certi discorsi del signor Demetrio, che non pareva meno disposto degli altri ad ammirare e a riverire il suo segretario.
— Prendete esempio; — diceva egli ai suoi giovani di negozio, — prendete esempio dal signor Lorini. Egli è ricco, straricco, e potrebbe ridersi del suo principale. Ma niente; egli continua a lavorare, come un bue, come un negro. E questa è nuova di zecca, non vi pare? Ma c’è il suo perchè, come in tutte le cose di questo mondo. Quando il panno ha preso una piega, non c’è più ferro caldo che glie la levi. Quello ha fatto la piega a lavorare, e non si cambia più. Fate la piega anche voi, disutilacci, e vedrete come vi piacerà il lavorare. —
No, davvero, il signor Lorini non si cambiava più. E con gran dispiacere della signorina Maddalena, la bellissima ministressa della cartoleria, che faceva invano gli occhi teneri al signor Virginio, cercando sempre di trattenerlo con qualche discorso quando egli passava vicino al suo banco, e trovando tutte le occasioni possibili e immaginabili per andarlo a disturbare nel salottino. I begli occhi di Maddalena luccicavano, invitando ai complimenti, e meritandoli, in fede mia, meritandoli. Ma la formosa ragazza perdeva il suo tempo. Virginio rispondeva sempre cortesissimo, ma anche brevissimo, alle domande di lei, e tirava di lungo: levato di lì, non sapeva neppure che Maddalena esistesse.