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lasciava ventimila lire all’asilo d’infanzia e cinquemila all’ospedale. L’asilo serviva a tutto il paese, l’ospedale, tenuto fin allora in una casupola, non si poteva neanche dire aperto, perchè i poveri del paese quando cadevano ammalati, non ci volevano andare. Si ritrovò adunque che così quella distribuzione proporzionale di beneficenza tra i due istituti, don Virginio Lorini aveva disposte egregiamente le cose; e tutti benedissero la sua memoria, levarono a cielo la sua generosità. Per questo, adunque, egli era stato in vita così tirchio, che salvo in chiesa, per il suo ministero, non avrebbe dato un Cristo a baciare. Il grosso legato alle opere pie, che tutti potevano approfittarne e per sempre, valeva assai meglio dei quattro soldi dati in elemosina, spesso a falsi bisognosi, e perciò indubbiamente sprecati.
Venticinque mila lire di legati facevano argomentare un asse cospicuo, lasciato in eredità al giovane Virginio Lorini. L’arciprete di Mercurano era in fama di uomo denaroso; si parlava di cedole che portava ogni anno alla tesoreria provinciale di Parma, per sette e più mila lire; ma non si era ben certi. Don Virginio, a chi gli toccava quel tasto, soleva rispondere col vecchio proverbio: «denari e santità, metà della metà». Ma le terre non si potevano nascondere come le cartelle di rendita al portatore: e le terre di don Virginio, stimate ad occhio da quei valenti periti che sono tutti gli uomini di campagna, andavano più presso alle centocinquantamila che non istessero vicine alle centomila lire. Come aveva egli potuto diventare così ricco? Di casa sua certamente aveva ereditato abbastanza, e ci aveva aggiunta a mano a mano la parte del fratello: il notaio, quel disgraziato finito così male per la sua sregolatezza. Ma tra la parte sua e quella del notaio ch’egli aveva potuto ricomprare a pezzi e bocconi coi proventi stessi del suo benefizio ecclesiastico, non si doveva andare molto più su delle centomila lire. Donde egli aveva cavato il resto? Ecco, del resto si sapeva poco; e poteva esser poco, come poteva esser molto. Co-