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Virginio si scosse, sussultò, come un dormente che sia destato da un rumore improvviso.

— Io? — diss’egli. — Confetti? Ah, capisco; — soggiunse, ricomponendo mentalmente le frasi che lo avevano colpito. — Ma non lo sperate, Maddalena, non ne mangerete, dei miei.

— E perchè, signor Virginio, se è lecito saperlo?

— Perchè? perchè non sono milionario; — rispose Virginio, sforzandosi di mutare in un vero sorriso la contrazione delle labbra.

— Come? — gridò Maddalena. — Ci vuole un milione, per prender moglie?

— Un milione, sì; e diciamo anzi più d’uno.

— A buon conto non deve averlo il signor conte Spilamberti, che si porta via la nostra bella padroncina; e senza il milione che lei dice mi paiono tutti e due molto felici.

— Si contentano; — replicò Virginio. — Ma non potrei contentarmi io, Maddalena. Io la intendo così, che ci volete fare? Perchè si sposa una donna? Perchè si ama; e se si ama, si vorrebbe coprirla di diamanti e di perle. —

Maddalena sorrise, compiacendosi molto della bella idea del signor Virginio. Beata lei, che poteva sorridere così bene, mettendo tutta l’effusione d’un cuor contento sulle sue labbra vermiglie.

— Eh, intesa così, non mi dispiace; — diss’ella. — Ma se tutti gli uomini la pensassero come Lei, signor Virginio, le povere ragazze vorrebbero aspettare un pezzo; e in attesa di tante grandezze, resterebbero a spulciare il gatto. —

Virginio aveva detto ogni cosa, con quella sua sparata principesca. Come gli era venuta? Non lo sapeva neppur lui. Neppure si sentiva di continuare, con così sciocco discorso. Si rinchiuse adunque nella dignità dell’ufficio, e fatto un cenno del capo, che voleva dir basta, si ritirò nel salottino, per rimettersi al libro mastro. Che cosa ci leggesse, e se leggendo c’intendesse qualche cosa, non è poi da cercare.

Quel giorno ebbe la piccola consolazione di de-