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ancora tremila lire di sparagni, e le ho imprestate la settimana scorsa ad un tale, che conoscete anche voi, e rimarreste grandemente meravigliato se vi dicessi il nome. Già capisco che quelle tre mila lire io dovrò segnarle tra le partite perdute, ma tutti facciamo la nostra parte di minchionerie. Figuratevi, amico mio, se non vi accomoderei di questa piccola somma, sol ch’io potessi!..... Per fortuna, se non posso io, ci saranno cinquanta altri che si ascriveranno a ventura di darvi una mano in questo vostro bisogno.
In questa guisa si sgabellò il Perrotti; ma quanti altri non s’avranno a riconoscere in questo bozzetto? Imperocchè, già m’è occorso di dirvelo, io copio dal vero, e posso dire a parecchi, con Orazio Flacco alla mano:
...... mutato nomine, de te |
E adesso gli è tempo di indossare il vestito nero, coi guanti paglierini, e di entrare nella festa da ballo dei Perrotti.
La signora Aurelia aveva già raccolti in casa tutti i suoi convitati. Nelle sue sale, alla luce dei doppieri, splendevano le più celebrate bellezze ligustiche, ornate, o no, di blasone, la Cisneri, la Roccanera, la Morati, la Vallechiara e tante altre. Tra