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Nervi; respiro aria marina, e torno, a luna alta, in casa. E qui non apro più un libro; me ne vo a letto, e dormo subito della grossa, come un filugello, non già sognando di far seta, ma di essere tranquilla e contenta in uno di que’ paesi fantastici che voi m’andavate qualche volta dipingendo, senza averli veduti più che tanto.

«E voi? Se non vi è troppo grave tener mezz’ora la penna tra le dita, come faccio io senza fatica, ditemi un po’ quel che fate. E intanto ricordatevi della vostra riconoscente amica, ma non divotissima serva

«Luisa


Laurenti a Luisa.

17 aprile....

«Signora,

«Io vegeto. Questa sarebbe l’unica frase che io dovrei mettere in carta, per darvi le più certe e le più chiare novelle de’ fatti miei, Sed si tantus amor casus cognoscere nostros, cioè se voi avete tanto desiderio di conoscere particolarmente e diffusamente come io vegeti, incipiam, comincierò.

«Mi alzo anch’io di buon mattino, e vado a contemplare i monumenti di questa bella ed illustre città; poi in Brera a meditare su d’un quadro di Raffaello, o all’Ambrosiana a scartabellare vecchi codici, come un erudito, e senza intendervi nulla, del pari.

«Più tardi, all’ora in cui i milanesi si alzano da letto, vo a far colazione al caffè Martini, dove si scambiano le prime parole della giornata. Sto a sentire le chiacchere di certi buontemponi, intorno all’ultimo amante della contessa tale, intorno alla festa della tal altra, o i giudizi sul ballo della Canobbiana, o i commenti sull’ultimo articolo del Pungolo. Quindi si piglia una carrozza