Pagina:Barrili - L'olmo e l'edera, vol. 2.djvu/91


— 89 —

guitandolo, fin sotto all’olmo; saluto la vostra edera, e poi torno in casa all’ora dell’asciolvere. Il cuoco non si diparte dalle vostre leggi, non ardisce pensare a novità nel reggimento di questo povero regno dissanguato, dissestato, che è il mio. Fuor di metafora, mangio prosaicamente dei pezzi di carne arrostita, che mi dipinge le labbra innanzi di andare a far sangue in petto, e bevo vino di Bordò. Il verde è sbandeggiato dal regno; perfino la innocente lattuga è condannata, come un pericoloso cittadino, un agitatore di popoli. Quindi mi metto a passeggiare da capo, ma all’ombra della casa, e dopo un’oretta vo a lavorare un tantino, quando non giungono visitatori; i quali sapete chi siano; la Maddalena e suo figlio.

«La Maddalena è già venuta due volte, dacchè siete partito; e ieri l’ho fatta rimanere a pranzo con me. Il Giovannino studia, e vi manda tre baci, tre soli! Gli ho chiesto se vi voleva bene, e mi rispose di sì; quante sacca, e mi rispose tre. Egli ha in mente il numero tre, simbolo forse de’ suoi affetti infantili che si incarnano in sua madre, in voi, e nella vostra umilissima cliente.

«Sapete già che mi è tornata la mania del ricamare, come intermezzo a studi più gravi. Per punirmi delle mie passate malinconie, ricamo le più prosaiche pantofole che vi possiate immaginare. La signora Tonna, vedendomi lavorare con tanto fervore e metter seta e fili d’oro in forma di fiori e rabeschi, s’è posta in mente che io voglia mandare un’offerta a Roma; la qual cosa mi ha fatto ridere, ma proprio di cuore. Leggo poi di astronomia nel trattato di Arago, e di storia naturale nei libri che mi avete donati; faccio insomma un intriso di scienze, che non ardisco ancora battezzare col nome di studio.

«Dopo il pranzo, mi metto in carrozza e me ne vo fino a Pegli, o dall’altra banda fin oltre