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che Laurenti, il suo medico, che ella era avvezza a vedere di continuo, se ne andasse da Genova, anco per una diecina di giorni, non le era venuto in mente giammai.
— Gli è strano! — pensò ella — gli è strano!
E fu per guardare colla coda dell’occhio la faccia di Laurenti; ma si trattenne, e si ristrinse a dirgli:
— Dunque ve ne andate domattina!
— Sì, ma vi lascio in convalescenza cosiffattamente avviata, che non può fallir più.
— Oh non dico per cotesto, signor dottore, che diffatti io mi sento rinata, e per vivere la mia seconda vita non ho d’uopo che di attenermi alle vostre ordinazioni. Mi duole in quella vece di veder partire gli amici.
— Starò pochi giorni — disse Laurenti alzandosi a mezzo dalla scranna per accompagnare quelle parole con un inchino, e voltarle ad un ringraziamento.
Pochi minuti dopo, si congedò, ed uscì dalla palazzina co’ denti chiusi e i pugni stretti, come per vincere lo sforzo che il dolore gli faceva di dentro. E intanto la signora Luisa pensava a quella improvvisa partenza, ripetendo tra sè: «gli è strano davvero! Che cos’ha il signor Laurenti, che io non lo riconosco più?»