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buiato, e stringendo i pugni dentro le tasche della spolverina.
— Ah! — esclamò la governante, appena ebbe veduto il padrone. — Che cosa ha, che le vedo gli occhi così stralunati?
Crollò le spalle a quella dimanda della donna, e si volse alla scala per salire nelle sue stanze; ma non aveva anche posto il piede sul primo scalino, che il servo si fece innanzi per presentargli i giornali e le lettere tolte dalla posta.
— Sta bene.... Ma qui c’è una lettera che non viene dalla posta. Chi l’ha portata?
— Il giardiniere di casa Argellani; — rispose la governante.
— E perchè non dirmelo subito, che ci era questa lettera? E’ poteva trattarsi di cose rilevanti....
— Ma se Vossignoria è giunta appena adesso.... Non ho avuto ancora il tempo di parlarle....
— Benissimo; avete ragione.
E così dicendo, salì frettoloso al piano superiore; corse nella sua camera, e andatosi a sedere presso la finestra, ruppe il suggello, cavò un foglio scritto su tutte le quattro facce, d’una scrittura fitta e sottile, che cominciava colla parola amico e finiva col nome della signora Argellani. Ora, come gli tremassero le dita, e come il sangue gli rifluisse veloce dal cuore alle