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— Grazie! — borbottò Giovannino, udendo la voce della madre, presso la quale fu sollecito a ricoverarsi.
— È vostro figlio? — chiese la signora Argellani.
— Sissignora; e scusi se gli è un orso. Ma quando gli è in casa parla anche troppo. Che cos’è questo? che cos’è quest’altro? E giù una litania di domande e di ciarle, che m’introna la testa.
— È un bel biondino, e vi somiglia di molto.
— Oh, non lo dica, per carità; gli è tutto il suo povero padre.
— Siete vedova?
— Per mia disgrazia, sì.
— Oh, poverina! Ed è molto?
— Saran tre anni a San Giovanni Battista, e al mio piccino, che allora lo portavo ancora nel seno, ci ho voluto mettere il nome. Oh, beati Loro, che li hanno qui, i loro morti da vedere. Io, disgraziata, non posso nemmeno andare a dire un deprofundis sulla tomba del mio povero Sandro. —
E così dicendo, la contadina si asciugò due grosse lagrime col lembo del suo grembiale.
— Dove è morto? — chiese Laurenti.
— Lassù, per l’Italia, a San Martino. Oh, me lo aveva detto, quando lo richiamarono sotto le armi: «Maddalena, non ti vedrò