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pensano, se l’anima loro rimane e in qualche modo si dà pensiero del suo abito logoro, e’ debbono pure dolersi di aver posto il loro affetto in cuori di sasso, di aver sudato per figli ingrati, di aver patito per chi non rammenta più che fossero nati. E allora che pensieri, che amarezze, nella notte di quelle nicchie sconsolate! Addio, Caterina dai capegli d’oro! Io non ho mai vegliato sotto le vostre finestre, non ho mai desiderato uno de’ vostri sguardi fiammanti; pure, non vengo mai al camposanto, senza salire quassù, a salutarvi e portarvi le novelle degli uomini che vi hanno dimenticata. —
Ciò detto, Guido si volse alla donna gentile che stava ad udirlo.
— Ed ecco, o signora, per chi spesso si muore. L’amore.... bella cosa! Pigliatevi il fastidio di morire per cotesto, di lasciare il sole, i supremi diletti della intelligenza, le ineffabili consolazioni della fede, della carità, della speranza, il gusto delle arti, la curiosa investigazione delle scienze, la ricerca delle anime buone che intendano la vostra, e colla vostra facciano manipolo contro il volgo profano! Il Nume, a cui v’immolate, merita davvero il sacrifizio di questi nonnulla! —
— E le vostre consolazioni non tradiscono del pari? La ricerca delle anime buone non conduce ella forse di sovente in inganno?