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che volta a vederla, e ho sempre notato che ella non ha mai avuto un fiore da nessuno, ella che ne riceveva tanti, il dì della sua festa, il 19 di Maggio! Nessuno de’ suoi tanti adoratori, neppure quel tale che per lei si aperse nel petto una ferita, dichiarata risanabile in quaranta giorni, vien qui a piangere sulla tomba di lei, di lei che li aveva tutti quanti sotto il suo palchetto in teatro, pronti a raccogliere e voltare a sè ognuna delle occhiate che ella mandava sbadatamente in giro, o posti in sentinella sotto le sue finestre per cogliere il momento che ella si facesse a sollevare lo sportello della gelosia.
— E questi fiori secchi? — dimandò la signora Argellani.
— Sapete chi li ha posti qui? — disse Laurenti. — Il marito. Squallido come un tronco d’albero sul quale sia caduta la folgore, il solo amante vero che ella abbia avuto, fu lui. Gli altri tutti, allegro stuolo di farfalle, si sparpagliarono per l’aria. Egli in cambio, ogni anno, ogni mese, ogni settimana era qui, presso la sepoltura di sua moglie, e qui l’ho veduto entrar io molte volte. Ma oggi, anche lui s’è stancato, ed ha chiamato un’altra compagna sotto il vedovo tetto. Il suo dolore ha vissuto sette anni, e non ha potuto durare più a lungo neppur esso. Chi la ricorda più, ora, la