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— Un padre di famiglia, o signora. La vedova e i figli inconsolabili ci hanno speso cinquantamila lire. Gli è un magnifico monumento, in verità; le statue delle tre virtù teologali sono assai finamente condotte nel più bel marmo che si scavi a Carrara; quel ritratto è parlante. Era il banchiere Corradenghi, un uomo savio e liberale, che fece tanto bene al prossimo. Lasciò venti milioni di sostanza. Poveri suoi figli, abbandonati in così tenera età dalle cure paterne! La moglie, poverina, la conoscete voi, quella bionda signora, piccina e graziosa, che avrà oggi i suoi quarantaquattro anni e l’usufrutto del patrimonio, sua vita naturale durante? Il bassorilievo è del celebre Ghisolfi, quel tale che l’accompagna sempre a teatro e a diporto. L’epigrafe dev’essere stata commessa a quel valente professore del Federici, ma oramai non si sa come appiccicarla qui, a cagione di un certo aggettivo inconsolabile, che ci starebbe proprio a pigione. —

La signora Luisa chinò il capo a quella infilzata di tristi verità.

— Siete crudele! — disse ella.

— Ma giusto, ma veritiero. Non son mica un’epigrafe, io, e non sono stato pagato per parlar qui in un modo, e lasciar pensare ed operare più lunge in un altro. Del resto, non c’è da far colpa a nessuno; tale il morto, tali i superstiti. —