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s’ha egli a dire di quella potenza magnetica che fu fantasticata svolgersi in raggi invisibili da tutti i nostri pori, circondare un corpo, un’anima diletta, e stringerla in una cerchia di arcani effluvii che la inebbriano e la soggettano a noi? Baie di cerretani! Se questa possanza non fosse una invenzione, la mia volontà l’avrebbe sprigionata, e a questa donna non balzerebbe ora il cuore per l’allegrezza, pregustando la voluttà della morte.
Ma se la signora Argellani non sentiva l’influenza magnetica del braccio a cui era sospesa, ella non istette molto a sentire l’influenza malinconica delle tombe.
— È un bel luogo — disse ella, dopo aver varcato le prime gallerie — ma è molto triste. C’è troppa bianchezza di marmi.
— Eh, signora mia! — rispose Guido, crollando la testa. — Ci vuol pure un po’ di lusso, dopo la morte. La menzogna, che ci veste e che ci guida nella moltitudine dei vivi, dovrà forse fermarsi alla porta del cimitero? —
In quel momento un gran mausoleo (un mausoleo in tutta la forza del vocabolo, poichè era la tomba di un re di danari, se non di provincie, ed era stato eretto da una nuova Artemisia) si parò davanti agli occhi dei due visitatori.
— Chi dorme là dentro, ch’io non vedo la scritta? — chiese la signora Argellani