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Così vorrei dormire il sonno eterno, lontano dalle visite cerimoniose dei viventi e dalla mala compagnia dei defunti. Ma ohimè, quando morrò, e se morrò nel mio letto, il mio sogno non gioverà a nulla, anco se confidato alla carta bollata di un testamento. I becchini verranno a pigliarmi, armati della legge municipale, e mi toglieranno anche la libertà della sepoltura. Libertas! Libertas! I nostri padri scrivevano questo motto, insieme coll’arma della repubblica, sulla porta delle prigioni.
La signora Argellani e Guido Laurenti entrarono sotto le arcate del cimitero. Luisa non era stata da molti anni colà, e ogni cosa le sapeva di nuovo. Avvezza poi da qualche tempo ad accarezzare nell’animo suo il pensiero della morte, quella vista non le strinse il cuore punto punto, e, sospesa al braccio di Guido, ella si fece anzi a correre spedita come una giovinetta curiosa che entri per la prima volta in un bel giardino annesso al palazzo in cui essa ha da metter dimora.
Cotesto non isfuggiva alla gelosa attenzione del giovine, e il suo cuore si riempiva di amarezza. Essa è felice, pensava egli, è felice perchè sente d’essere vicina a morire e non s’avvede, e nulla le dice che qui, daccanto a lei, c’è taluno che l’ama, e che morirà se ella muore! Che