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— Sofisma! — esclamò il giovine, — Voi, intanto, infastidita del presente, rimpiangete il passato.
— Se ciò fosse vero, ve lo direi schiettamente; — rispose la donna gentile. — Credetemi, amico; e che io possa perdere la stima di un uomo generoso come voi siete, se io non penso ora, e fermamente, che, posta innanzi a me la scelta tra la più misera esistenza e il ritorno delle prime illusioni, non istarei in forse un solo momento ad eleggere quella. Ma, noi, povere donne, siamo pur troppo come quell’edera lassù, che dal vostro muraglione è andata ad allacciarsi al tronco dell’olmo. Non l’avete mai osservata, voi?
Guido sospirò, e non rispose.
— Or bene, io l’ho guardata spesso, e sempre con tenerezza ineffabile. Essa è il nostro simbolo, sebbene l’abbiamo così mal battezzata nel dizionario dei fiori; essa è il simbolo del cuore, di cui le sue foglie hanno quasi la forma, di cui le sue costumanze riproducono la vita. «Où je m’attache, je meurs» bella impresa che fa trovata, io credo, da una povera figlia d’Eva, la quale guardò una pianta di edera prima di me, e vi riconobbe l’immagine sua!
— L’uomo, dunque...... sempre l’uomo! — esclamò, con accento di amarezza Laurenti.