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— A che pensate, signora? — le chiese Guido, mettendo per la prima volta nel suo discorso la forma amichevole del voi.
— Penso al sole che muore; — rispose Luisa. — Vedete che dolce morire, senza improvvisi contrasti di luce e di tenebre! I raggi si vanno allontanando man mano dalla terra; poi le nuvole, anch’esse, di rosee si fanno pallide; giunge il crepuscolo.... e tra poco la notte, inavvertita quasi, apportatrice di calma.
Laurenti si nascose il viso tra le mani, per celare le lagrime che gli rompevano improvvise dagli occhi; ma il singhiozzo, che non potè nascondere del pari, fece volgere dal suo lato la signora.
— Perchè piangete, amico mio?
— Oh, voi mi fate un gran male con simiglianti discorsi! — proruppe egli a dire. — Ho la disgrazia di esser giovine, e di non saper conservare la serenità dell’animo, dinanzi alle malattie come la vostra, nelle quali la prima cagione è la volontà, e che assumono, già ve l’ho detto una volta, il carattere del suicidio. Morire! morire, perchè un uomo non vi ama!....
— No, signor Laurenti; mi conoscete assai poco. Io morirò perchè la vita non mi par bella, nè desiderabile punto. Anche gli uomini possono aver contribuito a farmela parer tale, ma non è per essi che io muoio.